Il Santuario

Il colle del Ghisallo

Il Santuario della Madonna del Ghisallo sorge su un colle omonimo a Magreglio, lungo la strada della Vallassina da Erba a Bellagio, grazie alla devozione popolare.
La Vallassina, tra i rami di Como e Lecco del Lago di Como, offre paesaggi affascinanti, gruppi di case emergono dal verde tra i monti irregolari.
I boschi di castagni e i pascoli erano fonti principali di sostentamento, con il fiume Lambro che nasce da queste montagne e si unisce al Po.
Da Canzo, si arrivava a Magreglio, con la Chiesetta della Madonna del Ghisallo che offriva una vista spettacolare su un ramo del Lago di Como, le Grigne, il Legnone e l’Engadina. Superando le sorgenti del Lambro, si trovava la “Pietra Luna”, un masso erratico, e dalla cima di San Primo si vedeva tutto il Lario.
Il nome dialettale “Magrej” potrebbe derivare da “Macrilium”, indicando un luogo poco fertile. L’Arcivescovo di Milano nel 1570 assegnò un sostegno alla Parrocchia, notando la sua natura montuosa e sterile.

Le origini

In Italia, per secoli, è stata comune l’usanza di collocare segni sacri sulle alture, sentieri e in luoghi pittoreschi per proteggere gli abitanti e i viandanti. In questa regione, numerose edicole e cappelle testimoniano una solida fede cristiana, grazie anche all’opera di San Miro (Canzo, 1336-1381).
La tradizione racconta che l’immagine sacra nel Santuario del Ghisallo fu ritrovata anni fa nei boschi, offrendo sicurezza in un territorio allora pericoloso. Un certo conte Ghisallo, minacciato da briganti durante una battuta di caccia, si rivolse alla Madonna dell’Icona che aveva incontrato poco prima, salvando così la sua vita. Da quel momento, l’effigie fu chiamata e venerata come la Madonna del Ghisallo.
La prima testimonianza storica certa del Santuario risale al luglio 1623, quando gli abitanti di Magreglio ottennero il permesso di celebrare la Santa Messa nella Cappella dedicata alla Beata Vergine Maria, da loro ricostruita. Successivamente, nel 1660, il sacerdote G.B. Bonanome istituì un legato per le Messe del Santuario, e nel 1681, un portico a tre archi arricchì la chiesa.
A partire dal 1706, grazie alla possibilità di partecipare regolarmente alle funzioni religiose e alla sua posizione incantevole, il piccolo Oratorio divenne un punto di riferimento e un luogo di pellegrinaggio sempre più frequentato. Piccole trasformazioni e ritocchi hanno dato vita alla casa di Maria che conosciamo oggi.
Nel santuario, troviamo Maria all’altare, nutrendo il Bambino Gesù in un’immagine di un pittore anonimo del XVI secolo. Quest’opera emana serenità e fiducia.
Il volto affettuoso di Maria sembra scrutare l’animo dei visitatori, offrendo conforto. Il Bambino, con la mano alzata in segno di benedizione, promette di essere un fratello comprensivo nelle gioie e nelle sofferenze.
Questo santuario non è un museo, ma la dimora di una Madre amorevole. Guardando negli occhi di Maria, trovi la forza di continuare il tuo cammino. In questo luogo di preghiera, Maria risponde alle suppliche sincere dei fedeli, concedendo grazie e guarigioni. Qui, tutti sono accolti e amati con tenerezza.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, nonostante le difficoltà causate dalla guerra stessa, il Santuario diventa un rifugio e un luogo di preghiera per coloro che cercano aiuto dall’alto. La comunità si riunisce per chiedere la fine della guerra, e nel 1944 emettono un voto collettivo. Da allora, ogni prima domenica di ottobre, la comunità locale si riunisce in processione per una Messa solenne di ringraziamento per la pace.
In segno di gratitudine, la Madonna viene incoronata con una corona d’oro fusa da donazioni di gioielli offerti dagli abitanti e dai visitatori. Questa chiesetta tra le montagne è diventata un centro di devozione mariana, un luogo di protezione e conforto per chiunque lo cerchi. I pellegrini si fermano davanti all’immagine rasserenante della Madonna, un ritorno alla casa materna per un incontro sempre nostalgico, arricchente e unico con la propria Madre spirituale.

Don Ermelindo

Don Ermelindo Viganò, nato nel 1906 a Mediglia (Milano), ha avuto un ruolo significativo nella storia del Santuario del Ghisallo.
Dopo diverse esperienze come vicerettore e padre spirituale, si trasferisce a Pian Rancio durante la Seconda Guerra Mondiale insieme ai Martinitt di Milano. Dal 1944 al 1985, ricopre il ruolo di parroco e rettore del Santuario di Magreglio, trasformandolo in un luogo di riferimento per i ciclisti.
Don Ermelindo ha una visione audace: vuole elevare il Santuario a “Santuario del Ciclismo Italiano” e proclamare la Madonna “Patrona dei corridori ciclisti”. Quest’idea nasce durante il Giro di Lombardia del 1947, quando il Ghisallo rappresentava la sfida più impegnativa per i ciclisti dell’epoca. Il sacerdote osserva i corridori fare il segno di croce davanti alla cappella della Madonna e comprende il significato di quel gesto. Decide di rendere la Madonna la Protettrice dei ciclisti, venerata nel Santuario.
Don Ermelindo coinvolge numerosi campioni come Coppi, Bartali e Baldini, organizza gare e ottiene il passaggio del Giro d’Italia e del Giro di Lombardia sul Ghisallo. Promuove il monumento al ciclista e molte altre iniziative per preservare il patrimonio storico, morale e religioso della zona.
Questo fervente sacerdote, oltre a promuovere lo sport, celebra la giornata degli ammalati nel Santuario ogni agosto, offrendo conforto e speranza sia ai malati che a coloro che cercano la pace

La proclamazione a Patrona del Ciclismo Italiano

Nel 1947, a Magreglio, l’associazione “Pro Magreglio” organizza una manifestazione sportiva che si conclude con una cerimonia religiosa presso il Santuario della Madonna del Ghisallo. Il cappellano alpinista, don Carlo Gnocchi, consacra la Vergine a nome degli sportivi presenti, incluso alcuni campioni.
Questo evento innesca una catena di eventi. Nel settembre 1947, don Ermelindo scrive al Cardinal Schuster, chiedendo la proclamazione della Madonna del Ghisallo come Patrona del Ciclismo Italiano.
La richiesta viene accolta positivamente e supportata dal Papa.
Nel giugno 1948, una delegazione incontra il Papa e ottiene il suo consenso ufficiale. La manifestazione viene pianificata per il 13 ottobre 1948, includendo l’arrivo della lampada offerta dai ciclisti italiani alla Madonna come parte di un raduno cicloturistico.
Il programma prevede che il 13 ottobre Pio XII accenda e consegni la fiaccola ai ciclisti, che partiranno dalla Basilica di San Pietro e raggiungeranno il Duomo di Firenze il 14 ottobre. Il 15 ottobre, si dirigeranno dal Duomo di Firenze al Duomo di Bologna, il 16 ottobre dal Duomo di Bologna al Duomo di Milano e il 17 ottobre arriveranno al Santuario del Ghisallo.

Nel giugno 1948, una delegazione incontra il Papa e ottiene il suo consenso ufficiale. La manifestazione viene pianificata per il 13 ottobre 1948, includendo l’arrivo della lampada offerta dai ciclisti italiani alla Madonna come parte di un raduno cicloturistico.

Il programma prevede che il 13 ottobre Pio XII accenda e consegni la fiaccola ai ciclisti, che partiranno dalla Basilica di San Pietro e raggiungeranno il Duomo di Firenze il 14 ottobre. Il 15 ottobre, si dirigeranno dal Duomo di Firenze al Duomo di Bologna, il 16 ottobre dal Duomo di Bologna al Duomo di Milano e il 17 ottobre arriveranno al Santuario del Ghisallo.

La benedizione della fiaccola il 13 ottobre 1948 da parte di Pio XII a Castel Gandolfo è un momento significativo. La lampada votiva, creata dallo scultore Carmelo Cappello, è alta 1,40 metri e posta su una stele di bronzo. Intorno alla lampada, quattro raffigurazioni storiche del ciclismo italiano sono scolpite.

La staffetta

Una staffetta di ciclisti, tra cui Gino Bartali, Fausto Coppi, Adolfo Leoni, Vito Ortelli, Mario Ghella e Guido Messina, parte il 13 ottobre dal Duomo di Milano e arriva al Ghisallo quattro giorni dopo, portando la fiaccola. Questa lampada, accesa costantemente davanti alla Madonna, simboleggia la devozione dei ciclisti e commemora i caduti.
La rivista parrocchiale di Magreglio, “Fiaccola sul Colle”, narra l’evento come una giornata solenne per il Santuario del Ghisallo, segnando l’inizio di una nuova storia in cui il ciclismo italiano e il Santuario si intrecciano. La Madonna sembra attendere i suoi nuovi protetti con un sorriso, e la chiesa è addobbata con palchi, altari, altoparlanti e fiori. La comunità si mobilita con funzioni religiose, Messe e musica.
Alle 10:30 arriva la staffetta con la fiamma, guidata da Gino Bartali e Fausto Coppi, seguiti da altri ciclisti. Portano la Lampada con gioia e devozione, leggendo un atto di consacrazione dei ciclisti alla Patrona. Questo gesto simbolico sottolinea l’importanza della Madonna del Ghisallo come Patrona dei ciclisti italiani, accolta con gratitudine dalla comunità.

Nel 1949, Pio XII dichiarò la Madonna del Ghisallo “Patrona dei Ciclisti” mediante un breve. Il documento riconosce la fiamma da lui accesa l’anno precedente, simbolo di devozione mariana nei cuori dei ciclisti. Su richiesta dell’Unione Velocipedisti Italiani, e in accordo con il Cardinale Schuster di Milano, la Madonna del Ghisallo fu elevata a principale Celeste Patrona dei Ciclisti Italiani e, successivamente, del ciclismo internazionale con lo stesso titolo.

Devozione ed affetto

All’inizio, molti credevano che solo gli sportivi devoti come Gino Bartali onorassero la Madonna del Ghisallo come loro protettrice. Si sono sbagliati, perché i primi a credere alla Madonna del Ghisallo come protettrice sono stati proprio i campioni che a Lei si raccomandavano nei momenti più drammatici della loro carriera. I loro numerosi cimeli ex voto che adornano il Santuario ne sono conferma. Don Ermelindo, acuto osservatore che li vede tornare ai piedi della Madonna, è sicuro che quel piccolo seme di devozione darà i suoi frutti. La sua convinzione è che già il ritorno sia un atto di fede e di devozione: “I giovani vengono a pregare perché si ispirano ai campioni, gli anziani si rivolgono alla Madonna perché vogliono continuare a pedalare il più a lungo possibile”.

All’interno del Santuario, un piccolo spazio custodisce un numero incalcolabile di ex voto. Campioni come Coppi, Bartali e Magni hanno donato alla Madonna le loro biciclette vittoriose, e altri, come Eddy Merckx, Gianni Motta, Felice Gimondi, Francesco Moser, Maurizio Fondriest e Fausto Casartelli, hanno seguito il loro esempio. Testimonianza di fede sono anche la bicicletta dei bersaglieri della Prima Guerra Mondiale, quella di Alfonsina Strada, la prima donna al Giro d’Italia nel 1924, e di Evelina Bianchetti, morta in un incidente stradale. Inizialmente, queste biciclette erano a terra, ma quando sparì la sella della bici di Magni, don Ermelindo decise di appenderle alle pareti già ricoperte di ex voto.

Le maglie di campioni come Binda, Bartali, Coppi, Gimondi, Moser e molti altri erano anch’esse esposte come segno di devozione. Jacques Goddet, noto come il “Patron” del Tour de France, aveva donato una maglia gialla a suo nome. La notizia della Madonna del Ghisallo come Patrona dei ciclisti italiani ha attirato ciclisti e sportivi da tutta Europa, come testimoniano le lapidi e gli attestati sulle pareti del Santuario.

Le lampade dei comitati regionali, le bandierine, le fotografie, i manifesti e altre forme di devozione invitano i visitatori a rivolgere un pensiero e una preghiera alla Madonna. Sulla parete di sinistra, due lapidi commemorano i ciclisti caduti durante le gare, sottolineando il sacrificio delle loro giovani vite. Don Ermelindo osserva con consolazione che molti ciclisti di diverse categorie, giovani e anziani, italiani ed esteri, visitano il Santuario non solo per pellegrinare alla loro Patrona, ma anche per trovare conforto e ispirazione nel meraviglioso panorama delle Prealpi Lombarde, di fronte alle Grigne e ai laghi. In questo luogo, cercano non solo riposo fisico per le membra stanche ma anche la forza morale per affrontare le sfide e le delusioni della vita.

Il Piazzale

Il piazzale di fronte al Santuario offre una vista panoramica del lago di Como e delle montagne circostanti, con le Grigne in primo piano e le cime innevate dell’Engadina in lontananza. Nel 1973, è stato eretto un monumento dedicato ai ciclisti accanto al Santuario. Realizzato in bronzo, pesa 4 quintali ed è stato benedetto il 15 luglio 1973. Rappresenta la lotta tra vittoria e sconfitta, con il gesto di un vincitore che taglia il traguardo alzando il braccio e un altro corridore esausto. Una scritta di Bruno Raschi afferma che la bicicletta è uno strumento di pratica e esaltazione nella vita.

Davanti alla chiesa, sono collocate colonne marmoree che ricordano figure importanti legate al Santuario, come Emilio Colombo, Fausto Coppi, don Ermelindo, Gino Bartali e Alfredo Binda. Nel 2011, è stata aggiunta una stele in memoria di Alfredo Binda, noto per la sua fede e il suo contributo al ciclismo. Nel 2015, una stele è stata eretta in onore di don Luigi Farina, rettore del Santuario per vent’anni e confessore dei ciclisti. Vicino al monumento dei ciclisti, c’è un cippo dedicato a Vincenzo Torriani.

Nel 1979, si è celebrato un evento storico: il gemellaggio tra i Santuari della Madonna del Ghisallo e della Madonna Nera di Czestochowa. Questo avvenimento è stato segnato da una cerimonia religiosa tenutasi il 22 settembre presso la chiesa polacca e da un’udienza privata con Papa Giovanni Paolo II il 26 settembre. Durante quest’ultima occasione, due pergamene contenenti il sigillo e la firma di Papa Wojtyla sono state consegnate per ufficializzare il gemellaggio. Una copia in lingua polacca è stata inviata al rettore di Czestochowa, padre Joseph Frank, mentre l’altra, redatta in italiano, è rimasta nelle mani del rettore della Madonna del Ghisallo, don Ermelindo Viganò. Quest’ultima è stata presentata al pubblico durante la celebrazione di chiusura che si è tenuta la mattina successiva.

Nonostante siano passati molti anni da questo evento storico, il flusso costante di pellegrini e turisti dimostra quanto questa esperienza di fede sia ancora viva e significativa. Si auspica che questa unicità nel futuro possa continuare a ispirare e a toccare il cuore di coloro che visitano questo luogo speciale. Il Santuario offre un’oasi di serenità e pace, con uno sfondo naturale mozzafiato che spazia dal blu e dal verde del cielo e del lago a scenari invernali incantevoli. All’interno del Santuario, giovani e anziani rimangono affascinati e commossi dalla sua bellezza e spiritualità.

Sito ufficiale del Santuario della Madonna del Ghisallo: il santuario dei ciclisti.
Tour virtuale del Santuario.
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